Friday, 22 October 2010

Billboards all over Venice...


This article recently appeared in the Guardian. It seems that the city of Venice is hiring a number of famous 'palazzi' to advertisment companies to pay for its current expenses..... You can find a link to the English version at the bottom of the post.

Un gruppo composto dai più autorevoli esperti culturali del mondo ha lanciato un attacco feroce contro il governo italiano per l’utilizzo di pubblicità gigantesche collocate su alcuni degli scorci più famosi della città di Venezia.

Il direttore del British Museum, del V&A e del Museo di Arte Moderna di New York sono tra i firmatari di una lettera in cui si chiede al Ministro della Cultura italiano, Sandro Bondi, di bandire i cartelloni pubblicitari, che “sono come un pugno in un occhio, rovinano la visita a una delle più belle creazioni dell’umanità”. La lettera, pubblicata da Art Newspaper, e sottoscritta dall’architetto Norman Foster, nonchè dai dirigenti dei musei di Boston, Dresda e Stoccolma e dell’Hermitage di San Pietroburgo, accusa il governo italiano di violare ciò che a Venezia l’Unesco ha proclamato patrimonio dell’umanità.

E’ dal 2008 che Venezia, alle prese con i debiti mentre le mura di alcuni antichi palazzi iniziavano a creparsi e crollare, ha cominciato ad offrire spazi pubblicitari sui teloni utilizzati per coprire le impalcature erette per i lavori di ristrutturazione intorno a Piazza San Marco e lungo il Canal Grande. Ma secondo gli ambientalisti locali l’uso di pubblicità per finanziare la manutenzione necessaria ha superato ogni limite quando, quest’estate, una pubblicità della Coca-Cola impediva la vista del Ponte dei Sospiri, dietro Palazzo Ducale. Ribattezzato ora il “ponte dei cartelli” e affittato per 40.000 euro al mese, la struttura supporta un’ampia pubblicità per i prodotti di lusso firmati Bulgari.

“Quando passiamo là vicino, i turisti ci chiedono ‘dov’è Palazzo Ducale?’” racconta Aldo Reato, capo dell’associazione veneziana Ente Gondola “Cosa possiamo rispondere? E’ nascosto sotto tutti quei cartelloni”.

Oltre al danno, la beffa: il comune ha ora concesso che le pubblicità vengano illuminate di notte. “Le loro dimensioni nascondono quei dettagli pregiati e (intere) parti dei palazzi e ora che vengono anche illuminate non si può ignorarle neppure di notte, essendo le luci più intense e forti della città, anche a una certa distanza” denunciano gli esperti culturali nella loro lettera, pubblicata dietro gli auspici dell’associazione Venice in Peril, l’organizzazione inglese che supporta i lavori di manutenzione di Venezia. “Ora c’è uno cono di luce intorno alla pubblicità, grande come un campo da tennis, che troneggia su Santa Maria della Salute”, dichiara la presidente Anna Somers Cocks “stanno portando via l’affascinante oscurità di Venezia”. Sostiene, inoltre, che le pubblicità sono probabilmente illegali, riferendosi a una legge italiana che ne proibisce l’utilizzo nel caso queste “danneggino l’aspetto, il decoro e la pubblica fruizione” di palazzi storici pubblici.

La notizia delle pubblicità si è diffusa in tutta la comunità architettonica internazionale, grazie anche alla Biennale di architettura che si è tenuta a Venezia il mese scorso, ha dichiarato Somers Cocks. ”Anche Frank Gehry, Rem Koolhaas e Norman Foster vi hanno partecipato e sono rimasti atterriti”.

Bondi, il ministro della Cultura, è stato informato venerdì scorso della lettera, ma si è rifiutato di rispondere, dichiarando che impegni precedenti gli impedivano di trovare del tempo per farlo.

Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ha biasimato le critiche sostenendo di “esserne rimasto sorpreso (…) I teloni sono li per motivi di sicurezza e non capisco perchè a Venezia non possano essere utilizzati per la pubblicità, così come già avviene in altre città italiane”. Orsoni si è anche riferito al fatto che i milioni di euro necessari per i lavori ormai non vengono più forniti da Roma.

Un portavoce del sindaco ha dichiarato all’Observer che “Venezia, che ha l’obbligo di preservare questi monumenti preziosi, è stata costretta ad adottare questo sistema”. I 2,8 milioni di euro spesi per ristrutturare Palazzo Ducale e il Ponte dei Sospiri verranno interamente finanziati con gli introiti pubblicitari. Ma gli esperti di Venice in Peril non ne sono convinti. “A coloro che affermano che i soldi portati dalle pubblicità sono necessari per ristrutturare quei palazzi, noi ricordiamo che dopo la grande alluvione del 1966, quando Venezia versava in uno stato notevolmente peggiore e l’Italia era un paese molto meno ricco, a nessuno venne in mente di utilizzare questo metodo per trovare fondi”, hanno scritto. “Bisogna torvare altri tipi di finanziamento per i lavori di ristrutturazione, altrimenti Venezia è condannata ad essere coperta da insegne per il resto della sua vita, poichè i suoi palazzi saranno sempre in ristrutturazione considerati gli anni e la fragilità ambientale della città.

Una soluzione è stata suggerita da Roberto Ciambetti, assessore regionale che ha proposto la vendita dei beni confiscati alla mafia per finanziare la manutenzione di Venezia.

Nel frattempo, tuttavia, la città di Firenze si è ribellata alla pubblicità invadente. L’anno scorso il comune aveva concesso a una catena di supermercati un’ampio spazio pubblicitario sul Ponte Vecchio, in cambio di finanziamenti utili ad alcuni lavori di ristrutturazione, prima però che una protesta pubblica costringesse il sindaco a ripensarci e il supermercato a porgere le proprie scuse. “Nessuna azienda interessata a pubblicizzare un evento potrebbe mai inserire il suo jingle nel mezzo di una sinfonia mozartiana” ha commentato l’ambientalista Nelli-Elena Vanzan Marchini.

“Immaginate la delusione per 17.5 milioni di turisti che visitano Venezia quest’anno” si legge nella lettera della Venice in Peril. “Arrivano in questa città-simbolo con un’immagine in mente e trovano invece i suoi celebri scorci sfregiati in modo grottesco.” Somers Cocks ha sottolineato che quasi ogni angolo di Venezia è stato ritratto nell’arte. “Sai bene che aspetto dovrebbe avere, per cui è sconvolgente quando arrivi lì”.

English Version


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